VERONA, 3 gennaio 2014 – La giornata era cominciata alla solita maniera, normale, uguale alle altre: sveglia, colazione e trasferimento al posto di lavoro. Poi, però, improvvisamente tutto è cambiato. Intorno alle 9:45 ricevo una telefonata che mi paralizza: “Devo darti una brutta notizia. Gustavo è morto“.
Da quel momento non sono stato più lo stesso: quelle parole, semplici e dirette, si sono scagliate su di me come un fiume in piena. Non ci potevo credere! Gustavo non c’è più… Incredibile.
Di certo la sua vita potrebbe essere degnamente raccontata in un libro e, quindi, è sicuramente riduttivo descrivere in poche parole chi era Gustavo Salardi. Tuttavia mi pare doveroso e necessario ricordarlo anche in questa maniera.
Gustavo Salardi nacque a Verona il 17 ottobre 1939 ed iniziò a praticare Judo intorno ai vent’anni sotto la guida del maestro Walter Apolloni. In quegli anni erano davvero pochi i praticanti di Judo e lui fu uno fra i più agguerriti ed appassionati: nel 1969 fu promosso per meriti agonistici 1° dan. Allora la cintura nera era un traguardo assai arduo da raggiungere ed aveva un “peso” decisamente diverso da quello che ha oggi. Cingere la cintura nera negli Anni Sessanta voleva dire essere dei veri lottatori: dei judoka con la J maiuscola.
Ebbene, Gustavo da quel momento non si fermò mai: macinò migliaia di chilometri in tutta Italia, in Europa e nel resto del mondo per apprendere, migliorare e conoscere sempre più e sempre meglio il Judo. Entrò in contatto con i judoka più importanti del momento tra cui Cesare Barioli, Alfredo e Giuseppe Vismara, Bruno Carmeni, Nicola Tempesta e Corrado Croceri, solo per citarne alcuni.
Si recò in Giappone varie volte ed ebbe modo, anche in Italia, di praticare con grandi maestri giapponesi fra i quali Katsuyoshi Takata, Sojiro Kikukawa e Haru Michigami. La sua passione per il Judo era enorme! Per lunghi anni gestì ed insegnò nella sua grande società sportiva – il celebre Judo Club Verona – vero fiore all’occhiello della città scaligera e collaborò anche con il maestro Sergio Bazzani, nel suo dojo di Bovolone.
Fu in prima linea in moltissimi stage, raduni e conferenze nei quali ebbe modo di confrontarsi e migliorare sempre di più la sua tecnica e la sua conoscenza del Judo. In lunghi anni di attività formò decine e decine di cinture nere e molti validissimi insegnanti tecnici ancora oggi in attività.
Fu senza dubbio uno dei più energici e carismatici judoka del Veneto: se il Judo iniziò a diffondersi a Verona è senza dubbio anche per merito suo! Negli Anni Novanta – per due quadrienni olimpici consecutivi – fu uno dei membri più importanti dello Staff Tecnico del Veneto; ottenne la qualifica onorifica di Maestro Benemerito ed il 24 dicembre 2011 fu elevato al grado di 7° dan.
Nonostante questo irraggiungibile curriculum Gustavo Salardi era una persona modesta che si prestava sempre volentieri allo scherzo ed alla risata. Il suo carisma e la sua passione per il Judo erano travolgenti: non si poteva fare a meno di imparare qualcosa quando c’era lui sul tatami! Era solito ripetere l’antico motto latino “Ipsa senectus morbus est” (“La vecchiaia è essa stessa una malattia”) per minimizzare i suoi problemi di salute e mai una volta, infatti, si è lamentato in proposito.
Nella sorpresa di sua moglie, dei figli e nipoti, degli allievi ed amici si è spento serenamente la mattina del 3 gennaio 2014. La sua improvvisa scomparsa ha creato un vuoto incolmabile ed un grande dolore.
Riposa in pace Gustavo! Ci mancherai…
Il giorno che ho conosciuto il maestro Gustavo Salardi c’era uno sciopero di Trenitalia. Lui è venuto a prendermi da Verona fino a Bologna in macchina, siamo stati sul tatami alla Judo Kihon Bovolone, mi ha invitato a cena e mi ha ospitato in casa sua. Mi ha preparato un caffè “alla napoletana”, abbiamo parlato fino a tardi e la mattina seguente mi ha accompagnato alla stazione, ringraziandomi.
Forse nel nostro ambiente certe cose sono normali. O forse no. Per me è stata la prima volta. E mi ha fatto riflettere sull’Uomo che avevo davanti.
Ecco, io posso dirlo, “nonno” Gustavo è stato un Uomo che sapeva riconoscere davvero il valore e le qualità di una persona, sapeva affezionarsi e fidarsi. Al di là di età, provenienza geografica, background culturale, visione politica, credo religioso…
Sapeva vedere oltre.
E io lo ricorderò sempre così.
Non lo dimenticherò sicuramente: ho avuto a che fare con lui per poco tempo, l’ho visto poche volte… Ma SICURAMENTE ha lasciato un segno nella mia esistenza. Sempre disponibile, ottimo maestro e proprio una brava persona. “Mi ricorderò sempre la tua data di compleanno”. Una frase che probabilmente per tutti non ha senso ma per me non lo è stato: mi ha presa in considerazione e mi ha trattata come un suo pari e rispetto nonostante le grandi differenze in vari ambiti.. Non lo dimenticherò.