Messaggio ai compagni

È con rinnovato e fortissimo entusiasmo che il 1° settembre sono ripartiti ufficialmente i corsi di judo alla Nippon Club.

Come allievo più anziano del maestro Raffaele Parlati, invito tutti voi, miei compagni, ad avere lo spirito giusto per superare le grandi o piccole sfide che sarete chiamati ad affrontare, sia sul tatami che fuori. Quest’anno infatti gli obiettivi da raggiungere saranno notevolmente rilevanti, sia in numero che in importanza e per questo confido in un sempre maggiore affiatamento e spirito di collaborazione tra tutti i jūdōka che ogni sera si incontreranno sul nostro tatami.

L’invito – che a torto potrebbe sembrare ovvio – si estende a tutti indistintamente, poiché sapete bene che il nostro miglioramento (tecnico, fisico, intellettuale e morale) dipende sia dall’impegno individuale che da quello degli altri: “jita-kyōei” è l’aforisma di Jigorō Kanō-shihan che esprime questo principio fondamentale (in italiano sarebbe “tutti insieme per progredire”). Teniamo quindi in debita considerazione tale importante insegnamento.

Ebbene, non trascuriamo lo studio dei kata! Sia gli amatori che gli agonisti, sia che siate in vista dell’esame di graduazione che non, dovreste curare costantemente la pratica dei kata, e in particolare quella del nage e del katame-no-kata, ovvero delle forme che enucleano i principî del randori. Naturalmente io per primo seguirò il consiglio.

Come probabilmente sapete, sono da poco tornato dal Kōdōkan di Tōkyō, dove io e mio fratello Ivo – dinanzi a maestri come Toshirō Daigo 10° dan, Ichirō Abe 10° dan e Yoshimi Ōsawa 10° dan – abbiamo conseguito il grado di “Narai” 習い (ora “Shūtoku” 習得, del tutto equivalente) sia nel jū-no-kata, che nel Kōdōkan-goshin-jutsu, a prova del fatto che lo studio e l’allenamento premiano sempre. A tal proposito vorrei qui sottolineare come randori e kata siano intimamente correlati contraddicendo la comune opinione per cui il kata sia (a causa della sua poca diffusione e maggiore difficoltà) “roba da vecchi”. Lo stesso Kanō-shihan fin dai tempi del primo Kōdōkan (1882-83) sosteneva l’importanza dello studio e dello sviluppo in contemporanea di randori e kata per la corretta formazione di ogni vero jūdōka, ed una prova tangibile è il fatto che al Kōdōkan di Tōkyō lo insegnino anche ai bambini. Ergo, con umiltà e intelligenza, riconosciamone sì l’importanza, ma anche e soprattutto l’utilità, in special modo in vista dello shiai…

Quest’anno ricorre il 150° anniversario della nascita di Jigorō Kanō-shihan e tutto il mondo ricorda il fondatore del judo con numerose attività. Tuttavia io e il maestro Parlati siamo dell’opinione che dovremmo sottolineare bene un punto essenziale: il Prof. Kanō è stato prima di tutto un uomo di pace, un progressista vero ed un educatore ante litteram. È questa la base dalla quale partire per poi comprendere come sia arrivato alla creazione della nostra disciplina e quale grande uomo fosse. A modo nostro cercheremo di far conoscere la sua persona e la sua storia, e vi assicuro che ne rimarrete piacevolmente colpiti.

Infine porgo un augurio ai nuovi iscritti e ai più giovani. Il judo è un cammino un po’ in salita dov’è normale che all’inizio incappiate in difficoltà apparentemente insormontabili, ma siate tenaci! Chiedete sempre ai compagni più anziani e approfittate dei loro consigli. Differentemente da altri dōjō, il nostro club può vantare tanti jūdōka esperti e un maestro eccezionalmente bravo. Per me questo è il 21° anno consecutivo di attività, ma come vedete, in un certo senso è come fosse ancora il primo giorno…

Luca Stornaiuolo

Arbitro Nazionale Coni-Fijlkam di 1ª categoria, 4° dan di jūdō, allievo del maestro Raffaele Parlati 7° dan della Nippon Club Napoli, membro della Rappresentativa Campana dal 1999 al 2003 e di Kata dal 2008 al 2012. Diplomato al Kōdōkan di Tōkyō in jū-no-kata e Kōdōkan-goshin-jutsu. Ingegnere informatico, lavora come Senior Software Engineer. Autore del libro "Jū no Kokoro - Le mie ricerche di jūdō - Vol.1".

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