La maestra Mafalda Chiaro e i fratelli Luca ed Ivo Stornaiuolo a scuola dai grandi sensei
TOKYO – Seguendo l’insegnamento del maestro Gunji Koizumi, ex-8° dan del Kōdōkan e fondatore del Budōkwai di Londra, secondo cui «il motto del judoka dovrebbe essere “ascolta, ragiona e assimila”», la maestra Mafalda Chiaro della ASD Vai Mò Napoli, già docente federale e responsabile regionale di kata, ed i fratelli Luca ed Ivo Stornaiuolo della ASD Nippon Club Napoli, rappresentanti della selezione campana nel jū-no-kata, hanno seguito con successo i Summer Courses al Kōdōkan Judo Institute di Tōkyō, proprio nel 150° anniversario della nascita dello Shihan, Jigorō Kanō.
Il calendario 2010 prevedeva lo studio dei kata nella prima settimana di corso con le lezioni dei grandi sensei, ed a seguire il Kata Contest. Per la seconda settimana c’erano invece in programma le lezioni teorico-pratiche dei vari docenti del Kōdōkan sui fondamentali del judo, nage-waza, ne-waza e renraku-waza, intervallate da alcune lezioni “speciali” di famosi maestri, coach e agonisti giapponesi. Infine quindi, per i più giovani, un pomeriggio di shiai-renshū dopo le varie sessioni di randori dei giorni precedenti.
Ma entriamo nei dettagli. Indubbiamente, quei pochi che hanno avuto il privilegio di seguire le lezioni di Toshiro Daigo 10° dan, Ichirō Abe 10° dan, Yoshimi Osawa 10° dan, Haruki Uemura 9° dan e Presidente del Kōdōkan, Saburō Matsushita 9° dan, Katsuko Umezu 8° dan, etc…, sanno benissimo cosa significhi. I contenuti tecnici ovviamente esulano dalle tematiche di quest’articolo, sia perché richiedono ulteriore pratica e approfondimento, sia perché – senza presunzione, siamo sinceri – non sono certo alla portata di tutti…
Tuttavia si può fare un resoconto sui risultati del Kata Contest e delle prestazioni dei nostri. Innanzitutto bisogna precisare che il Kōdōkan, nella sua superiore serietà, richiede ai partecipanti l’esecuzione del kata sia nel ruolo di tori che in quello di uke, e la valutazione è strettamente personale. I fratelli Stornaiuolo alla loro prima esperienza a ruoli invertiti hanno raggiunto entrambi il grado di “Narai” 習い (oggi “Shūtoku” 習得, del tutto equivalente) nel jū-no-kata, ma – a conferma delle loro qualità – hanno raggiunto il medesimo grado di competenza anche nel Kōdōkan-goshin-jutsu. È bene sottolineare inoltre che su un totale di 152, solo 6 persone (inclusi i fratelli Stornaiuolo) hanno partecipato in due kata, e che – dati alla mano – le commissioni di entrambi i kata si sono rivelate particolarmente severe, con una percentuale di bocciati superiore alla media del +1,8% e del +10,1%, rispettivamente nel jū-no-kata e nel Kōdōkan-goshin-jutsu.
Orgoglio nazionale alle stelle per la premiazione del maestro Mauro Bisi al grado di “Jukutatsu” 熟達 nel Kōdōkan-goshin-jutsu. Per la cronaca, quest’anno solo tre judoka hanno raggiunto tale massimo livello di competenza: lui, la rumena Alina Zaharia nel jū-no-kata, ed un giapponese ancora nel Kōdōkan-goshin-jutsu.
Ma non solo. Al termine del corso di waza i nostri alfieri hanno partecipato allo shiai-renshū: un combattimento singolo, contro un avversario precedentemente deciso dai sensei. La prova di Ivo è durata poco meno di un minuto, dopodiché kuzushi avanti a sinistra, tsukuri e kake perfetti ed ippon di yoko-tomoe-nage, che non a caso è il suo tokui-waza… A farne le spese un -66 Kg nipponico tenace ma evidentemente ancora un po’ inesperto.
Luca, attualmente -73 Kg, affrontava invece il koreano Jin Woo Kim, -81 Kg (ricordiamo che gli accoppiamenti non rispettavano rigidamente le categorie di peso dei partecipanti). Quindi prese, qualche secondo di studio, kuzushi indietro a sinistra ed hiza-guruma, proprio come spiegato al mattino da Yasuhiro Yanaura-sensei: spettacolare waza-ari per l’italiano tra gli applausi dei presenti. Il match è finito poi con l’hansoku-make per il koreano per diving su sode-tsuri-komi-goshi, a dimostrazione di tutto l’agonismo in gioco. Comunque, per tutti gli italiani lo shiai-renshū è stato positivo – al di là delle vittorie – soprattutto per l’applicazione pratica di molti degli insegnamenti ricevuti al corso.
In definitiva quindi l’esperienza giapponese si è rivelata molto al di sopra delle aspettative. Il commento della maestra Chiaro:
«Sul livello tecnico non c’è da nulla da dire: fare lezione con i sensei del Kōdōkan, sia nei kata che nel waza, è come abbeverarsi alla fonte. Tutti i maestri, a cominciare da Toshirō Daigo e Haruki Uemura, sono stati agonisti e ciò prova senza riserve la validità pratica dei loro insegnamenti. Infatti, il privilegio e l’onore di assistere ad una lezione del Presidente del Kōdōkan, lo ripeto, il grande Haruki Uemura, ha un valore inestimabile: lui stesso si è messo in discussione esponendo chiaramente il suo judo, divulgando con umiltà sia agli esperti che ai novizi com’è tipico dei giapponesi, ovvero essere grandi apparendo modesti. Restare sul tatami sei ore al giorno (con un caldo spesso proibitivo) e sudare tutti insieme ha un unico obiettivo: progredire. Fare lezione con Daigo fino alle 9 di sera per carpirne i segreti e penetrarne il mistero della tecnica dimostra tutto l’amore per la disciplina e una profonda attitudine all’apprendimento, doti a mio parere sempre più rare…»
Per il futuro è già previsto il bis, compatibilmente con gli impegni e le spese, in cui però si cercherà principalmente di focalizzare lo studio non solo sugli aspetti tecnici, ma anche su quelli storico-filosofici del Nihonden Kōdōkan Judo, già questa volta non certo trascurati dalla spedizione campana. In particolare l’attenzione andrà sia agli otto kataufficiali (quindi riprendendo intanto il seiryoku-zen’yō-kokumin-taiiku-no-kata, l‘itsutsu-no-kata ed il koshiki-no-kata), ma magari, affrontando una ricerca documentale di alto livello, anche al gō-no-kata e al joshi-goshinhō, attualmente in rispolvero in determinati ambienti – sicuramente molto specialistici – della tradizione nipponica, prima ancora che al Kōdōkan.
Chiudiamo quindi tornando col pensiero all’inizio dell’avventura, a Giaveno (TO), quando il maestro Luigi Moscato della Shirō Saigō di Prato la propose. Quindi si ringraziano lui, il maestro Shoji Sugiyama, la maestra Cristina Vetturini, il maestro Giuseppe De Bernardinis, il maestro Nicola Magro ed il maestro Giacomo Bovenzi, oltre che ovviamente Harukuni Shimoyama-sensei e Chikara Kariya-sensei del Kōdōkan International Department, senza i quali quest’esperienza non sarebbe stata altrettanto interessante, divertente e formativa.