Podio solo accarezzato nel Kōdōkan-goshin-jutsu. Medaglie ai soliti noti.
CISERANO (BG) – Dal momento che esiste il diritto di critica, stavolta sarò ancora più franco del solito: parliamo subito dei risultati dei nostri.
Fabio Della Moglie e Domenico Farina, Ufficiali di Gara e giovani veterani dei kata, quarti nel Kōdōkan-goshin-jutsu dopo una finale –diciamocelo pure– disputata praticamente a medaglie già assegnate. Ma l’amaro risultato della nostra coppia di punta è addirittura sottolineato a mo’ di sberleffo dalla differenza coi punteggi delle coppie da podio. Non siamo avvezzi ai ricorsi, non è nel nostro stile, né sinceramente ne abbiamo bisogno per convincerci del nostro valore, ma ci sarebbero indubbiamente tutte le condizioni per farlo. Esperienza positiva per la coppia esordiente formata da Giulio Tajani e Andrea D’Avena diciottesimi in classifica, ma sicuramente primi per entusiasmo e sportività: un esempio importante per i neofiti del kata dal momento che hanno cominciato questo impervio cammino da appena sei mesi.
Nel katame-no-kata Ferdinando Coppola e Katia Nappi, pur disputando un’ottima prova, hanno pagato gli infortuni e le sfortune di cui sono stati vittima nell’ultimo periodo. Ricordiamo infatti il grave infortunio di Katia e le disavventure aeroportuali dei bagagli di Ferdinando, dopo le Qualificazioni agli Assoluti a Napoli nel pomeriggio di sabato. Sesti nella loro poule, hanno chiuso al 12° posto, indice comunque di una crescita lenta ma costante.
I fratelli Luca e Ivo Stornaiuolo non entrano nella finale del jū-no-kata per una manciata di punti, in una gara caratterizzata da incredibili eterogeneità tra le valutazioni delle due diverse giurie. Quinti nella loro poule, undicesimi in classifica generale, il podio era comunque un risultato impossibile: prime Sozzi-Frittoli, secondi Volpi-Calderini, terzi Mavilia-Tomarchio, insomma, la nomenklatura passata, presente e probabilmente futura del jū-no-kata. Si spera per i nostri, che il prossimo viaggio al Kōdōkan di Tōkyō possa permettere loro di fare quel “salto di qualità” di cui hanno bisogno.
Inutile parlare del kime-no-kata dal momento che ad oggi nessuna coppia in Campania si è fatta avanti. Sarà a causa del disinteresse generale o forse dell’appurata incompetenza dei nostri jūdōka nei kata (salvando la pace e l’onore di due o tre maestri campani) che si interessano al jūdō cosiddetto “tradizionale” esclusivamente in vista degli esami di graduazione, questo non sta a me dirlo, fatto sta tuttavia che nel katachi 形 difficilmente saremo competitivi come nello shiai 試合. Ed è un vero peccato…
La delusione quindi assume connotati drammatici pensando poi al nage-no-kata, dove i gemelli Luigi ed Edoardo Rizzo, già oro al Trofeo delle Regioni ad Acicastello (CT), non vanno oltre l’8° piazzamento qui al Campionato Italiano, quindi fuori anche dalla finale a sei, nonostante l’invidiabilissima ed elegante performance. Risultato a sorpresa invece per i coraggiosi Fabrizio Della Moglie e Giacomo Monaco: dodicesimi in classifica – e bisogna sottolinearlo – nonostante lo stato febbricitante e la non perfetta condizione fisica.
Un ringraziamento speciale va alla maestra Mafalda Chiaro, Direttore della Commissione Tecnica Regionale di Kata, sempre pronta a dare tutta se stessa per il buon nome della regione Campania, seguitissima ed acclamata dai membri della Rappresentativa Regionale, ma – ahinoi – spesso abbandonata e inascoltata dalla dirigenza federale periferica.
La cronaca non sarebbe completa se non si parlasse dell’organizzazione dell’evento, tema assolutamente non trascurabile nelle gare di kata. A tal proposito infatti, differentemente da quanto accaduto in tornei come ad esempio il “Città di Giaveno”, c’è da segnalare la sorprendente inconsistenza dell’organizzazione lombarda: ottimo l’impianto della sede di gara del Palasport di Ciserano e il servizio navetta, ma la gara è stata oberata dalle inottemperanze e l’inadeguatezza degli organizzatori e dirigenti a tutti i livelli. Dall’iscrizione a pagamento (scandalosi i 10€ a persona per una Finale Nazionale), al “controllo iscrizione” (il sottile piacere della burocrazia inutile), dagli errori nell’opuscolo informativo (i qualificati in Campania esclusi dalle liste dei partecipanti), alle inversioni dei ruoli di tori ed uke, dall’ingiustificata modifica dell’ordine di inizio dei kata, alla sistematica e malcelata – come di consuetudine – assegnazione di un numero a dir poco inusuale di medaglie alla regione ospitante.
Sebbene sul sito fijlkam.it si legga diversamente, questo Campionato Italiano, a parere mio, finisce come un maestoso ed appariscente “fuoco di paglia”. Così come l’idea dei dirigenti federali di istituire un Gran Prix di Kata con quattro gare al nord, una in una regione isolana e commissioni arbitrali regionali.
C’è da chiedersi solo quando il Comitato Regionale Campania e i suoi massimi esponenti, Presidente, Vicepresidente, Consigliere Nazionale, etc., decideranno di svegliarsi dal soporifero torpore in cui si trovano da ormai troppo tempo…
I sentimenti e le preoccupazioni, credo condivise da tutta la delegazione, sono le medesime e si condensano in una sorta di appello rivolto ai responsabili. Da un lato si lavora duramente, quotidianamente, con passione e spirito di sacrificio. Dall’altro bisogna far sentire finalmente e chiaramente la propria voce in Federazione, incentivare moralmente ed economicamente i propri atleti rappresentanti, organizzare eventi di rilievo nazionale e corsi di formazione per gli Ufficiali di Gara di kata, invitare maestri di alto livello sull’esempio di regioni più lungimiranti (quali ad esempio Toscana, Emilia e Piemonte), e quant’altro è in nostro (mai plurale fu più ironico!) potere per un rapido, efficace, vero sviluppo del settore kata.
Se non è questo nelle reali intenzioni, o peggio, se non vi si è in grado, almeno si abbia l’umiltà di ammetterlo!